Quali alberi piantare per fare legna da ardere?

Con l'aumento spropositato del costo del gas, a seguito (ma non solo) della crisi ucraina, la legna da ardere è tornata in auge come mezzo di riscaldamento.

Boschetto per la produzione di legna

Tuttavia, per una legge di mercato abbastanza facile da capire, all'aumento della richiesta di legna da ardere è aumentato anche il costo della legna stessa, tanto che in alcuni casi è diventato persino difficile reperirla.

Per questa ragione può avere un senso produrre la legna da ardere in proprio, a chilometro zero, per così dire, quando ve ne siano le condizioni.

L'acquisto di un piccolo terreno per la coltivazione di legna da ardere può essere un'ottima soluzione per diventare autosufficienti per il riscaldamento ma ancora meglio è poter sfruttare un terreno ereditato e magari lasciato incolto.

Questi terreni abbandonati ritornano a bosco nel giro di alcuni anni ma prima vengono invasi da rovi e altre specie arbustive che sono inutilizzabili per qualsiasi scopo, tanto meno per ricavarci della legna da ardere.

Tutti questi arbusti sono un passaggio necessario tra terreno coltivato a foraggio e bosco, ma se lo scopo è quello di ricavare della legna da ardere di questo passaggio possiamo decisamente fare a meno, anche perché i rovi e gli altri arbusti, prima di lasciare spazio al bosco, tendono a soffocare eventuali alberelli che, naturalmente, possono essersi sviluppati da semi.

Quindi, prima di procedere con l'acquisto o la riconversione di un terreno, è importante considerare alcuni aspetti fondamentali per ottenere i migliori risultati.

Innanzitutto, è importante tenere a mente che la quantità di terra necessaria dipenderà dalla densità di impianto scelta e dalla specie utilizzata.

In generale, per produrre 100 quintali di legna da ardere, è possibile che siano necessari tra i 2 e i 5 ettari di terreno, ma è sempre consigliabile consultare un esperto del settore o un'associazione di coltivatori forestali locali per avere un'idea più precisa.

Per quanto riguarda la quantità di piante da impiantare, anche in questo caso dipenderà dalla densità di impianto e dalla specie scelta. In generale, si può ipotizzare che per ogni ettaro di terreno possano essere necessarie tra le 800 e le 2.000 piante.

Per quanto riguarda la scelta delle specie, una delle più comuni utilizzate in Italia per la produzione di legna da ardere sono il faggio, il pioppo e il salice. Tuttavia, è importante tenere in considerazione la zona geografica in cui si trova il terreno e la disponibilità delle varie specie.

Il riscaldamento alimentato a legna, sia tramite caminetto che con tecnologie più moderne, è attraente per chi vuole vivere in modo naturale, ma purtroppo non è ecologico. La combustione del legno libera infatti CO2 assorbita dalle piante e polveri sottili che contribuiscono all'effetto serra e al cambiamento climatico. Questi metodi dovrebbero essere utilizzati solo in casi in cui non ci sono altre opzioni per riscaldare la casa o solo occasionalmente, per il piacere estetico. Durante i mesi invernali, in molte regioni, è vietato accendere stufe e caminetti se non sono l'unico sistema di riscaldamento disponibile.

Per impiantare un boschetto per avere della legna da ardere bisogna , quindi, tenere in considerazione tutta una serie di fattori, ma il fattore forse più importante è il tempo.

Dalla fase di piantumazione a quella di taglio e raccolta della legna possono passare anni, decenni talvolta: tutto dipende dal tipo di albero che abbiamo piantumato e dalla velocità di crescita dello stesso.

Nei casi più semplici, il boschetto da legna da ardere sarà costituito da un solo filare o da un solo appezzamento ben accorpato, in quello più complesso da un insieme articolato di boschetti collegati da alte siepi e bande boscate.

Dovendo procedere alla scelta di quali, tra i siti disponibili, risulterà più idoneo all'imboschimento, bisogna ricordare che, a parità di superficie occupata, gli impianti lineari sono più produttivi di quelli a pieno campo.

La scelta delle specie da coltivare

Già in un altro articolo abbiamo elencato quanti e quali tipi di legno risultano idonei ai lavori di falegnameria ma, in questo caso, il legno sarà destinato a finire nella stufa e nel caminetto, quindi le caratteristiche da considerare sono del tutto differenti .

In un paese come l'Italia, molto differenziato dal punto di vista climatico e da quello dei tipi di terreno, le specie arboree adatte a fornire legna da ardere sono, tutto sommato, numerose.

La millenaria esperienza dei contadini, autentici custodi del territorio, ha individuato, zona per zona, quali sono le specie più produttive e più adatte ala coltivazione.

Ma forse dovremmo dire che "aveva individuato". 

Sì, perché un altro fattore, lo sappiamo tutti, è venuto allo scoperto negli ultimi decenni: il cambiamento climatico.

Le specie arboree che andavano bene un tempo potrebbero non rivelarsi più tanto adatte, oggigiorno.

Comunque, con lungimirante pessimismo, bisognerà mettere in conto di scegliere di piantumare delle specie che si rivelino particolarmente resilienti a prolungati periodi siccitosi così come ad improvvise ed estreme precipitazioni atmosferiche,  eventi a cui il cambiamento climatico ci ha ormai abituato con sempre maggiore frequenza.

Gli alberi da cui ricavare della legna da ardere hanno, nella generalità dei casi, delle caratteristiche in comune:

  • Presentano una elevata e prolungata capacità di emettere nuovi polloni dopo il taglio, sono cioè in grado di rigenerare la massa legnosa sottratta attraverso l'emissione di nuovi polloni, per molti anni
  • Il legno prodotto ha una densità di almeno 600/650 grammi/litro. Molte essenze sono sì a rapido accrescimento ma risultano del tutto inadatte alla produzione di legna da ardere perché la densità del loro legno è poco elevata. È il caso, solo per fare un esempio, dei salici e dei pioppi. A parità di massa prodotta, tra una specie che produce un grande volume di legno ed una specie che ne produce un volume inferiore, ma più denso, è da preferire senz'altro la seconda.
  • le piante devono essere esenti da gravi malattie che potrebbero inficiarne la produzione. O, comunque, devono essere malattie di facile controllabilità. L'olmo campestre, ad esempio, sarebbe una specie molto interessante se la malattia da cui viene spesso colpito, la grafiosi, non ne sconsigliasse la coltivazione.
  • Infine, sono da preferire specie che, oltre alla legna da ardere, possano offrire anche dei benefici aggiuntivi durante la fase vegetativa. Questa è una caratteristica facoltativa ma che è comunque bene tenere in considerazione. La robinia, ad esempio, a partire dal terzo anno dopo il taglio, fiorisce abbondantemente e fornisce una grande quantità di nettare che le api possono bottinare per poi produrre uno dei mieli più pregiati del territorio nazionale.

Alcune specie idonee a realizzare siepi e boschetti da legna

  1. Acero campestre: è una pianta a foglie caduche che cresce fino a 20 metri di altezza. Preferisce terreni ben drenati e a pH neutro o leggermente acido. È adatto per la produzione di legna da ardere e per la creazione di siepi.
    Densità del legno: poco elevata
    Produttività: poco elevata
  2. Bagolaro: è un arbusto sempreverde che cresce fino a 2-3 metri di altezza. Preferisce terreni ben drenati, anche aridi e sassosi. 
    Densità del legno: poco elevata
    Produttività: elevata
  3. Carpino bianco: è un albero a foglie caduche che cresce fino a 30 metri di altezza. Preferisce terreni ben drenati e a pH neutro. È adatto per la produzione di legna da ardere e per la creazione di boschetti.
    Densità del legno: elevata
    Produttività: poco elevata
  4. Carpino nero: è un albero a foglie caduche che cresce fino a 25 metri di altezza. Preferisce terreni ben drenati e a pH neutro. È diffuso soprattutto sui terreni asciutti e superficiali.
    Densità del legno: molto elevata
    Produttività: elevata
  5. Eucalipto: è un albero sempreverde.. Preferisce terreni ben drenati e a pH neutro. È adatto per la produzione di legna da ardere e per la creazione di boschetti, ma va evitato in zone con clima umido perché può rappresentare una minaccia per la fauna e la flora autoctona, mentre predilige i terreni poveri e i climi semi-aridi.
    Densità del legno: elevata
    Produttività: poco elevata
  6. Frassino maggiore: è un albero a foglie caduche che cresce fino a 40 metri di altezza. Preferisce terreni profondi e ben drenati. È adatto per la produzione di legna da ardere e per la creazione di boschetti.
    Densità del legno: poco elevata
    Produttività: elevata
  7. Leccio: è un albero sempreverde che cresce fino a 40 metri di altezza. Preferisce terreni ben drenati e a pH neutro. Entro una certa altitudine, la possiamo considerare come una pianta "jolly" adatta a qualsiasi tipo di terreno e tessitura del terreno.
    Densità del legno: molto elevata
    Produttività: poco elevata
  8. Platano: è un albero a foglie caduche che cresce fino a 30 metri di altezza. Preferisce terreni profondi e freschi, specie se in vicinanza di corsi d'acqua. 
    Densità del legno: poco elevata
    Produttività: molto elevata
  9. Robinia: è un albero a foglie caduche che cresce fino a 30 metri di altezza. Preferisce terreni ben drenati e a pH neutro. È adatto per la produzione di legna da ardere e per la creazione di siepi.
    Densità del legno: elevata
    Produttività: molto elevata
  10. Roverella: vegeta bene in climi caldi e su terreni di natura calcarea, anche se poco profondi ed aridi.
    Densità del legno: elevata
    Produttività: poco elevata