I dubbi sulla sicurezza delle padelle antiaderenti nascono soprattutto perché ci troviamo di fronte ad un materiale composito o, per meglio dire, fatto con più strati.
Il fatto di avere un rivestimento le accumuna ad altre padelle, come ad esempio quelle in rame stagnato e quelle con rivestimento ceramico, mentre le distingue da quelle in metallo puro, quale può essere l'acciaio, l'alluminio o il titanio.
Nella padelle intiaderenti si può trovare un materiale la cui sigla, Ptfe, è ignota ai più e il cui nome esteso sembra quasi uno scioglilingia: politetrafluoruroetilene.
Questo materiale è più noto ai consumatori, attraverso i nomi commerciali e registrati in cui è contenuto: Fluon, Teflon, Hostaflon, Inoflon, Aglofon.
Se questo tipo di rivestimento ha incontrato un largo successo ci sono evidenti motivi:
- è un materiale considerato inerte che non reagisce con altre sostanze chimiche
- non è infiammabile
- non conduce l'elettricità
- ha un elevato grado di stabilità anche a temperature molto elevate
Se la manutenzione dei tegami antiaderenti viene effettuata correttamente, quindi, i vantaggi sono largamente superiori ai rischi.
L'importante è evitare accuratamente di graffiare la superficie antiaderente, per questo si consiglia sempre di usare utensili da cucina in legno o in plastica resistente al calore.
Più che al Ptfe, però, i rischi delle padelle antiaderenti sono potenzialmente dovuti alla presenza di un altro materiale: l'acido perfluoroottanoico (Pfoa).
Questa sostanza è considerata potenzialmente cancerogena dalla Agenzia Internazionale per la ricerca sul Cancro.
La buona notizia, però, è che nelle pentole antiaderenti di ultima generazione se ne riscontra raramente la presenza.
Il Pfoa veniva utilizzato in alcuni processi di preparazione del prodotto finale e, in base a studi di laboratorio condotti sui topi, poteva generare un aumento di tumori in fegato, pancreas e testicoli.
Questi effetti, però, erano conseguenza di una esposizione prolungata e duratura alla sostanza incriminata e gli effetti sugli esseri umani sono assai meno chiari.
Il Pfoa appartiene ad una più ampia classe di sostanze, ovvero le perfluoroalchiliche (Pfas) che sono composti chimici prodotti dall'uomo e pertanto non presenti naturalmente nell'ambiente.
La ragione per cui sono state create le Pfas deriva dalle capacità chimico fisiche che apportano ai prodotti finali:
- impermeabilità all'acqua e ai grassi
- elevata stabilità chimica e termica
Ne consegue che nei prodotti in cui vengono utilizzate, queste sostanze contribuiscono a rendere le superfici repellenti ai grassi e all'acqua ed aumentano la resistenza alle alte temperature dei tessuti, dei pellami e dei tappeti.
In ogni caso, occorre ribadirlo, non vi sono studi definitivi che abbiano accertato la tossicità di questi elementi nelle padelle antiaderenti.
Al più, vi sono degli studi condotti su persone esposte, per ragioni professionali, a queste sostanze negli ambienti di lavoro e che farebbero effettivamente sospettare un possibile incremento dei tumori alla vescica, ai testicoli e ad altri organi.
Le Pfas, che tendono ad accumularsi negli organismi viventi per lungo tempo, sono tra le sostanze che rientrano nel ciclo di produzione anche del Teflon e di altri fluoropolimeri.
Insomma, pur senza evidenze scientifiche, le persone più attente alla salute potrebbero optare per altri tipi di padelle o comunque per padelle antiaderenti che vengano prodotte senza Pfoa.
Il consiglio è sempre quello di leggere attentamente l'etichetta anche se, come abbiamo potuto vedere, non sempre è facile districarsi tra le sigle e capire che cosa faccia davvero male oppure no.
In linea di massima possiamo concludere dicendo che, mantenendo in perfetto stato la superficie antiaderente del pentolame, i rischi sono quasi nulli o estremamente ridotti.
Nel caso in cui avessimo delle padelle antiaderenti di vecchia produzione o, ancor peggio, il cui rivestimento antiaderente si presentasse evidentemente deteriorato, il consiglio è quello di buttarle e di sostituirle con padelle nuove.